Testimonianza Walter Liber
Trentino-Alto Adige/Süd Tirol

Comunita
Settore
cooperatori
1950 ad oggi
Periodo di Attività
Walter Liber

L’alba dell’automazione

di Giovanni Gasperi
Ho cominciato presto a lavorare in banca. Era il ’52 del secolo scorso (dirlo fa un certo effetto), avevo 19 anni ed un diploma di ragioniere in tasca. La prima generazione di diplomati del dopoguerra, trenta in tutto il Trentino, ed ognuno di noi aveva molte offerte di lavoro tra cui scegliere. La Cassa Rurale di Caldonazzo voleva aprire la filiale di Vigolo Vattaro, mi presentai e fui assunto. La “filiale” era una stanzetta al primo piano di una casa in piazza, con una divisoria per separare lo sportello dalle scrivanie. Non è stato facile: tanto per dire, non si sapeva come gestire la contabilità di un ufficio staccato dalla sede. Comunque ce la siamo cavata. Sono rimasto un paio d’anni, poi ho fatto l’esattore. Beh, detto così suona strano, e allora mi spiego meglio. La Cassa di Risparmio gestiva il servizio di esattoria e tesoreria per tutto il Trentino. Ma la banca non c’entrava ancora nulla: l’esattoria era una sezione staccata e completamente autonoma. Avevamo rapporti diretti con gli Enti pubblici, con l’Intendenza di Finanza e con il Ministero delle Finanze. Il mio compito è stato quello di portare il servizio dentro la banca, e di ‘meccanizzarlo’. L’alba dell’automazione. Ci sono riuscito e lo dico con soddisfazione, perché poi quell’esperienza nell’organizzazione mi è servita. Sono rimasto trent’anni alla Cassa di Risparmio, gli ultimi nove da vicedirettore generale. E poi sono tornato a casa, in cooperazione. Mio nonno era stato tra i fondatori della Cassa Rurale di Caldonazzo, mio padre era socio. Io non potevo, finché lavoravo dall’altra parte. Lo sono diventato più tardi, e il mio ingresso in Cassa Rurale è coinciso purtroppo con la scomparsa di mio padre. Ho avuto in eredità la sua quota di socio, per me è stato come ricevere il testimone e riannodare i fili di una tradizione familiare. In molti mi hanno chiesto la disponibilità a candidarmi da presidente. Fui eletto nel 1985 e in Cassa Rurale sono rimasto per 25 anni. Ho un ottimo ricordo di tutti, i collaboratori, molto capaci e preparati, e i tre direttori, Nazzareno Volpato, Rinaldo Ferrai e Renzo Vicentini. Grandi professionisti che hanno saputo condurre con efficacia la Cassa Rurale. In questi anni il modo di fare banca è cambiato radicalmente, per l’avvento dell’informatica e per le normative di legge e di vigilanza; elementi che hanno imposto una nuova organizzazione del lavoro, un diverso modo di gestione e, non ultima, un’impegnativa attività di formazione del personale. I risultati portati a termine sono stati tanti e importanti. Abbiamo assicurato il credito alle imprese e alle famiglie, offerto servizi efficienti e sostenuto le iniziative sociali. Infine, non abbiamo mai distolto l’attenzione dai giovani. Riteniamo, con questo, di aver contribuito allo sviluppo economico e sociale delle nostre comunità. Sono stato impegnato a lungo anche negli organismi centrali: per nove anni nel consiglio della Federazione, dodici in Cooperfidi. Ma l’esperienza più intensa è stata nell’informatica, con il rilancio del Fondo Comune e poi la creazione di Phoenix. Mi aveva chiamato Francesco Sartori quando era presidente della Federazione. C’era da decidere quale ruolo dare al Fondo Comune, che rischiava la chiusura. Ho accettato con titubanza, temevo di passare per un “cacciatore di presidenze”. Sartori mi convinse mettendosi al fianco come vicepresidente. Un appoggio solido, insomma, e così è andata. Nei 20 anni della mia guida è stata creata la rete interbancaria delle Casse Rurali Trentine. Ed è stato elaborato un sistema informativo per la gestione delle Casse Rurali e dei servizi forniti alla clientela; è stata ampliata l’attività fuori dal Trentino per realizzare economie di scala e garantire ai servizi efficienti. Phoenix è oggi una delle società di software bancario più importanti in Italia. Ma nel 1986 la situazione era molto diversa. Nel sistema nazionale aleggiava la proposta di accentrare i servizi informatici di tutto il movimento in un unico polo a Roma. Assistenza, software, tutto da Roma. C’era già una società piuttosto inefficiente. Capirete cosa avrebbe significato per le nostre Casse Rurali. D’altronde in Trentino c’erano dieci sistemi diversi, praticamente impossibile metterli in comunicazione. Con il direttore Giorgio Crosina, vera anima e mente della società, abbiamo cominciato a lavorare su una rete esclusiva per le telecomunicazioni. Poi, sempre con l’appoggio e la fiducia delle Casse, abbiamo elaborato un sistema informatico autonomo. La cosa funzionò, e nel ’94 il Trentino cominciava già a stare stretto. Occorreva estendere il sistema, per aumentare i ricavi ed abbassare i costi di gestione che erano molto alti. Abbiamo sottoscritto una convenzione con la società trentina Delta Informatica per la commercializzazione del sistema informatico e dei servizi alle banche di credito cooperativo fuori dal Trentino. E negli anni successivi siamo andati avanti con altre alleanze in Emilia Romagna e Veneto. Non l’avessimo mai fatto! Ricordo bene le difficoltà con gli organismi nazionali, le lettere di diffida di Federcasse, i richiami al rispetto della territorialità. Ma il treno era lanciato, impossibile fermarlo. Devono averlo capito anche a Roma, tanto che nel ’99 è arrivato il nulla osta “ufficiale”. Il convegno di Federcasse di Riva del Garda sancì la fine dei vincoli territoriali per i servizi delle società delle Casse Rurali. Insomma, il via libera anche per noi. Il resto è la storia di un grande successo imprenditoriale. Nel 2001 abbiamo costituito la Phoenix Informatica Bancaria spa, conferendo alla stessa tutti i rami d’azienda del Fondo Comune. In questo modo abbiamo consentito alle Bcc non trentine di partecipare alla gestione. Spero che anche in futuro rimangano i due poli informatici, quello trentino costituito da Phoenix e Ibt, e quello a cui fa riferimento il movimento nazionale. Solo la competizione può stimolare a migliorare continuamente i prodotti. Per quanto riguarda me, sono consapevole di aver concluso un ciclo, durante il quale le banche in generale sono molto cambiate. Dopo la Phoenix ho lasciato anche la presidenza della Cassa Rurale. L’ho fatto con serenità, anche se nello statuto non c’è alcun limite ai mandati. Ho avuto molto dalla cooperazione e credo di aver contribuito a dare qualcosa. Quando penso al primo progetto di meccanizzazione mi viene un po’ da sorridere. Certe rivoluzioni sono invisibili, ma lasciano segni molto concreti fino a cambiarci la vita. L’avventura dell’informatica è una di queste. E siamo solo all’inizio.