cooperativa Servizio Psico Socio Sanitario Onlus
Roma - Lazio

Solidarieta
Settore
Welfare
periferia, capitale
1978
Nasce nel
Vicino agli ultimi

Un baluardo di solidarietà e impegno sociale in una delle periferie più dimenticate della Capitale

La cooperativa nasce nel lontano ottobre 1978 dall’intuizione del suo Presidente Dott. Cav. Vincenzo Rosario Cortese. Da sempre opera nel settore dell’Assistenza alla Persona Bisognosa (Anziana, Disabile, Minore, Adulto con fragilità) sull’intero territorio di Roma Capitale e Provincia. Nell’arco dei suoi 40 anni di attività ha generato numerose storie ed esperienze di valore aggiunto, costruite sulla fiducia, l’impegno e la dedizione dei suoi Soci. Tra le più gratificanti e riconosciute dalla comunità territoriale si ricorda la storia del centro di Socializzazione per Adulti con Disabilità “Francesca Fusco”. Nato al fine di accogliere le esigenze rappresentate dai vari portatori di interesse del territorio (Familiari, referenti di Roma Capitale, della ASL, della Consulta Municipale per le Persone con Handicap), è il risultato della scelta coraggiosa, compiuta dalla cooperativa, di accettare quella che rappresentava sotto ogni fronte una sfida rischiosa, ma capace di spezzare la logica della diffidenza. La struttura si colloca infatti, tuttora, nei locali di proprietà della cooperativa, siti in Via Ciraolo, nel quartiere del Municipio Roma XIII di “Bastogi”, tristemente noto per l’alto livello di degrado, emarginazione e devianza sociale. I complessi edilizi residenziali di “Bastogi” ospitano, difatti, una popolazione in condizioni sociali altamente disagiate e grandi quantità di minori a rischio di esclusione sociale. Le criticità del territorio non hanno tardato a manifestarsi laddove, sin dai suoi primi mesi di vita, il centro di Socializzazione ed i suoi operatori sono stati sottoposti a molteplici atti vandalici, motivati dallo scetticismo e dalla circospezione degli abitanti del quartiere. Le serrande della struttura sono state più volte “imbrattate” con scritture offensive ed intimidatorie, i cancelli sigillati, le recinzioni scardinate, i paletti divelti, i giardini bruciati.
Tra gli episodi più gravi si ricorda il lancio di una bomba carta, che ha provocato la rottura della porta a vetri d’ingresso, con grave pericolo per l’incolumità degli operatori del centro e dei suoi ospiti portatori di handicap. Il personale della struttura, i soci della cooperativa, ed il suo presidente, nonostante tutto, non si sono lasciati travolgere dalla paura e dallo sconforto, resistendo in questa dura battaglia di riqualificazione del territorio a vantaggio non solo degli ospiti, ma dell’intera comunità territoriale. E, alla fine, ciò ha dato i suoi frutti. Grazie alla tenacia di fronte alle provocazioni, grazie allo sforzo di instaurare un dialogo con i residenti del quartiere, anche mediante comunicazioni porta a porta, grazie alle buone pratiche, grazie agli ospiti del centro, che ogni giorno e per tutti hanno avuto ed hanno un sorriso da offrire, la cooperativa e la struttura di socializzazione sono state riconosciute dagli abitanti di “Bastogi”, accettate e, infine, divenutene parte integrante. Oggi il processo di “riabilitazione sociale”, intesa come promozione di una cultura e di una percezione diversa, anche del ruolo delle persone con disabilità, può dirsi compiuto. Gli atti vandalici che hanno caratterizzato i primi anni del centro non hanno avuto seguito, la comunità territoriale partecipa ora attivamente alla vita della struttura, invitando i suoi ospiti a prendere parte a momenti di convivialità e coadiuvandoli durante i rispettivi percorsi di autonomia; ospiti e abitanti, insieme, partecipano della buona tenuta degli spazi verdi del quartiere, e anche della valorizzazione degli stessi.
Il clima sereno e giovale, che attualmente finalmente si respira, ha consentito agli utenti della struttura di muoversi liberamente per le strade del territorio, con importanti risultati in termini di sviluppo di autonomie ed autostima. Il centro “Francesca Fusco”, oggi, rappresenta su Roma un concreto esempio di “rigenerazione urbana a carattere sociale” e di come, a volte, basta solo “continuare a crederci”.