cooperativa Libertà e lavoro
Ravenna - Emilia Romagna

Tenacia
Settore
Agroalimentare
lavoro
1950
Nasce nel
Il duro lavoro e la fervente passione

Una cooperativa che ha attraversato la storia recente d’Italia, fondata sul lavoro come occasione di sviluppo umano

La guerra era da poco terminata e la situazione economica e sociale del ravennate si presentava non molto diversa da quella degli anni ’20. Oltre il 50% delle forze attive era dedita all’agricoltura, imperniata sulla grande proprietà terriera e sul bracciantato. Migliaia i braccianti disoccupati o sotto-occupati. Per i braccianti cattolici trovare lavoro era ancor più difficile poiché i “collettivi” erano politicizzati e predominavano le forze del fronte popolare. Fu così che 26 giovani, uomini e donne, presero coraggio e il 14 ottobre 1950, a Castiglione di Ravenna, davanti al notaio Bettucci, costituirono la Cooperativa Agricola Braccianti Boari e Mezzadri “Libertà e Lavoro”. Ad essi si aggiunsero ben presto molti altri. Lo scopo della cooperativa era acquisire terreno, possibilmente in proprietà con il supporto finanziario della Cassa per la piccola proprietà contadina, per una conduzione associata e poi, in parte, assegnarlo ai soci a conduzione divisa e a base familiare.
“Libertà e Lavoro” identificava le aspirazioni di autodeterminazione del proprio destino e il sogno di riscatto sociale. Il lavoro come libero sviluppo della persona umana. Un ideale concreto, che non ha di certo perso di valore col trascorrere del tempo. Molte furono le occasioni d’acquisto ma tutte impossibili da portare a termine o per il prezzo elevato, o perché i terreni erano bloccati da affittanze, finché si presenta un’occasione propizia: l’acquisto di circa 970 ettari in zona Savio di Ravenna, in maggior parte da bonificare. Questa la situazione che si presentava ai soci: “sterpi, acquitrini e dune sabbiose formavano il triste panorama di quella proprietà, e la limitata superficie di terreno semi produttivo era priva di scoli efficienti e di capezzagne praticabili. Le acque piovane erano pertanto costrette a stagnare nelle terre o a defluire lentissimamente per filtrazione”. Insomma, il peggio che c’era a Ravenna e altrove.
Ma gli uomini e donne della Libertà e Lavoro non si scoraggiarono. Spronati da Benigno Zaccagnini e guidati da Alvaro Foschini, uomo coraggioso e di saldi principi morali, nonostante le tensioni sociali e politiche del momento, che sfociarono anche in azioni di sabotaggio, acquistarono il terreno indebitandosi ben oltre le loro possibilità. Ma in soli due anni l’azienda della Libertà e Lavoro subì una radicale trasformazione. Con l’apporto dei mezzi tecnici moderni gran parte del terreno fu sistemato e livellato, furono costruiti oltre 10 km di fossi collettori e altrettanti di scoline e fu creata una rete stradale interna. Dei 970 ettari di terreno che al momento dell’acquisto erano rappresentati da 140 di coltivato (ed oltre 800 di incolto, furono trasformati in oltre 700 ettari di dissodato e coltivato.
Questo incredibile risultato è stato ottenuto con la sola forza, tenacia e sacrificio di quei primi cooperatori, uomini e donne, che per ottenerlo rinunciarono anche a gran parte del salario. L’apice lo si raggiunge nel 1954, con l’inaugurazione del centro aziendale San Giuseppe, con chiesetta annessa e scuola elementare, la stalla nuova con 40 vacche da latte importate dall’Olanda, la consegna delle prime 16 case ad altrettanti soci già assegnatari di terre, la costruzione dell’acquedotto rurale. In quell’anno la cooperativa partecipò alla competizione provinciale promossa dal Ministero dell’Agricoltura e vinse il primo premio della categoria grandi aziende e vinse anche il primo premio del concorso regionale. Il coraggio, la dedizione e la fede di quegli uomini e di quelle donne rimanga per sempre riferimento per le nuove generazioni.

Zavatta Piera (figlia e nipote di soci fondatori).