cooperativa Impressioni grafiche
Alessandria - Piemonte

Passione
Settore
Servizi
grafica,lavoro,creatività
1996
Nasce nel
Un guizzo di creatività

Una storia di rinunce, impegno e tanta passione, raccontata dalle parole di un socio

1996 – un progetto troppo ampio Era maggio, ma la temperatura primaverile esterna non influenzava certo il clima di quella stanza umida del vecchio Ricreatorio. L’odore di muffa di quell’ufficio di via Nizza poco si intonava con il tono della discussione. Da una parte I futuri tipografi si scaldavano a convincere gli altri dell’importanza di identificare col nome l’attività che si andava ad intraprendere e, dall’altra, gli idealisti che insistevano sul senso di quello che si andava a fare per cui la parola chiave era “lavoro”. La non-mediazione partorì il nome più lungo (e sicuramente enigmatico per la gente comune) che si potesse scegliere: Punto lavoro – Impressioni grafiche società cooperativa sociale di inserimento lavorativo arl, però siglabile Punto lavoro o Impressioni grafiche. … troppo lungo.
Il notaio controllava nervoso il testo al monitor del computer. Senza distorcere lo sguardo e aggiustandosi gli occhiali sopra al naso, alzando il tono di voce pronunciava un nome di donna: “Vittoria!”. Una donna sulla trentina irrompeva nella stanza e il notaio alzando le braccia come in segno di resa si scostava leggermente dalla testiera in modo che questa potesse digitare le parole che il capo le dettava. .. tipografia, editoria, raccolta differenziata, commercio, e qualsiasi attività si ritenga utile intraprendere per il raggiungimento dell’oggetto sociale… No, no. Non è possibile l’oggetto è troppo ampio… “Mi scusi.” Azzardai, cercando di convincere le mie parole a combattere la resistenza dell’aria densa di una stanza incandescente del calore estivo di un giugno precoce che, l’umidità emanata dai corpi stremati e surriscaldati dei miei futuri soci, contribuiva a rendere irrespirabile.
“In realtà l’oggetto sociale è l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. Quelle sono le possibili attività con le quali fare inclusione sociale…”. Un gergo inusuale e non rientrante nel lessico professionale di un povero notaio di provincia nel millenovecentonovantasei. Per l’ennesima volta si ricomincia la lettura da capo…. … troppo ampio. 1999 – le leggi non sono un dogma “È un obbligo?”, “Sì, certo che è un obbligo. La legge 381 parla chiaro.” “Quindi gli enti pubblici hanno il dovere di dare lavoro alle cooperative sociali in deroga all’appalto pubblico?” La conversazione iniziava a farsi ridondante, inoltre il rumore delle macchine da stampa rendeva difficoltosa la concentrazione che l’ascolto richiedeva.
Deciso così di mettere fine alla telefonata con il funzionario regionale. In realtà non ho mai riposto molta fiducia nella possibilità di convenzioni con l’ente pubblico, i tentativi finora fatti non avevano prodotto molti risultati. Era per lo più Ines che insisteva sull’importanza dell’affermazione di un diritto che puntualmente si arenava di fronte alle titubanze o inerzie del segretario di turno.
“Di lì passa il riconoscimento istituzionale delle nostre realtà e dei diritti dei nostri soci”, soleva ricordare. Anni di cooperazione triestina e di “cultura basagliana” l’avevano convinta (e noi per contatto diretto con lei) dell’importanza dell’attraversamento istituzionale quale percorso necessario per il raggiungimento dell’affermazione del diritto al lavoro. Di attraversamenti ne abbiamo fatti tanti in questi anni, al confronto Mosè appare un boy-scout alla prima uscita, di risultati pochi. Per fortuna che uno spazio sul mercato privato ce lo siamo ritagliato anche noi e questo ci ha permesso di continuare a credere nel sogno di Basaglia all’inseguimento di un ente pubblico sempre troppo occupato per ricordarsi della legge 180, figuriamoci della 381. Sì! … decisamente troppo occupato.
2001 – 2008 Il beffardo andamento ciclico della storia. Cosa c’entrasse Acqui Terme con le grandi crisi internazionali non era chiaro a nessuno, sta di fatto che da un giorno all’altro le commesse di lavoro iniziarono a non arrivare, e con loro anche i nostri stipendi. Iniziò con il crollo del Nasdaq, continuò con quello delle Torri Gemelle… il virus dell’insicurezza e della precarietà iniziò, per trasmissione telematica, a contagiare tutti e, si sa, quando iniziano a volare … la cosa migliore da fare è stare fermi possibilmente con le spalle al muro. Certo non fu una sorpresa per nessuno. Stavamo andando ad approvare la nostra prima perdita di bilancio e conseguentemente le misure e le strategie di cui eravamo capaci per dare una prospettiva. Poi come accade spesso il vento cala e tutto, progressivamente ritorna a far sperare in un futuro. Nuovi investimenti per contenere i costi e nuovi mestieri da imparare, nasce così la nuova prima linea di legatoria.
Come dicevano i Monty Python: “una dietro l’altra le capitali finanziarie del mondo si sgretolavano sotto I colpi del loro acume commerciale, o così sarebbe stato se alcune teorie moderne sulla forma del mondo non si fossero dimostrate disastrosamente sbagliate”. Mah… forse un po’ esagerato trattandosi di noi, però qualche teoria sbagliata ci deve essere stata perché arrivammo al 2008 e senza farci godere neanche un anno della fine della restituzione dei finanziamenti, ci ritrovammo a reinterpretare un film già visto. Nuove rinunce, nuove incertezze, tante perplessità e tanta stanchezza. … troppa stanchezza. 2018 – un sistema Comunità Le persone intorno al tavolo osservano gli altri partecipanti. La domanda ricorrente nei loro sguardi è: “e quello? Che ci fa anche lui qui?”. Ci conosciamo tutti e ognuno sta all’altro più o meno come la maionese sta alla marmellata.
La sala è grande e fredda ma non riesce a smorzare il calore che l’aspettativa di progettare (anzi a co-progettare) insieme una comunità in cui ognuno ha un ruolo, in cui anche noi abbiamo il nostro ruolo. Oggi si progetta intorno ai beni di prossimità, il mese scorso al lavoro. Ci sono tutti. Cooperativa di tipo A, Associazioni, enti pubblici, sindacati, imprenditori e perché no, anche noi una piccola cooperativa di tipo B che da anni si muove sul territorio incontrandosi, scontrandosi, accogliendo, servendo. In fondo con l’unico scopo di dare un posto ai nostri soci, ai nostri sogni, alle nostre speranze. In questo non siamo diversi da tutti gli altri. Oggi potremmo affermare che è questa la nuova assemblea della cooperativa, un gruppo di persone che giorno dopo giorno sfidando le “sfighe” e resistendo alla tentazione di mollare ha imparato a conoscersi, a stimarsi, a superare la paura di fallire, a capire che il futuro è fuori. Dentro si sta stretti.… Troppo stretti.