cooperativa Cooperativa Fontanaluccia
Modena - Emilia Romagna

Comunita
Settore
Servizi
storia,edilizia
1945
Nasce nel
Mattone dopo mattone

Con impegno e abnegazione i protagonisti di questa storia hanno saputo ricostruire dopo la guerra e continuare a costruire fino ai giorni nostri

La Cooperativa Fontanaluccia nasce il 21 agosto del 1945 a Fontanaluccia di Frassinoro, piccolo paese sugli Appennini in Provincia di Modena. La cooperativa è attiva nel settore dell’edilizia nelle province di Modena, Reggio Emilia e Lucca. La sua storia, la sua anima, il suo spirto, risaltano dalla testimonianza e dai racconti del suo ideatore e socio fondatore, Don Mario Prandi. “Un giorno (eravamo nel 1945) mentre ero all’ Ospizio, dove si stava costruendo la cucina e il refettorio nuovo, cercavo di far capire alcune cose a qualche muratore e nel bello della chiacchierata venne fuori una frase pressappoco così: «Caro lei, i Paternoster non riempiono mica la cassetta della farina». Ci rimasi male. Stavamo allargando l’ospizio che durante la guerra aveva accolto tanta gente e dove niente era mai mancato per nessuno, ma quella faccenda dei Paternoster e della farina non mi andava giù. Non eravamo nuovi a cose del genere a Fontanaluccia, ma si cominciò a parlare, poi a fare riunioni e si finì col mettere insieme una cooperativa per fare qualcosa che potesse portare un po’ di pane e lavoro in casa di tutti. Nacque così la cooperativa di silvicoltura, cooperativa “fra combattenti e reduci” che poi si chiamò cooperativa sociale di Fontanaluccia…”. Nel venticinquesimo di fondazione don Mario racconta: “Per un uomo sono pochi e aprono appena la strada alla vita. Per un’ istituzione sono un discreto collaudo. C’ era stata, dalle nostre parti, prima della guerra, la costruzione della centrale di Muschioso fatta dalla cooperativa edile di Carpi, cooperativa quasi leggendaria a quei tempi. Quando si cominciò a parlarne a Fontanaluccia, non c’ erano idee chiare, anzi addirittura qualche prevenzione. Era comprensibile che in un paese molto rispettoso di una tradizione religioso-clericale, il termine, che veniva dalla “bassa”, puzzasse un po’ di … socialismo (e questo voleva dire molte più cose di oggi!).Comunque la cooperativa poteva rispondere a due esigenze: una immediata e cioè trovare lavoro e guadagno in un paese distrutto, avvilito e dissanguato dalla guerra; l’altra, più profonda, unire un po’ gli animi della frazione, in un’ incontro meno egoistico e individualistico di quanto fosse prima. Per tutti e due gli obiettivi ci voleva certo del fegato. E qualcuno l’ha avuto, a costo anche di rovinarselo un po’ con le interminabili questioni che hanno accompagnato il sorgere (e un po’ tutta la vita) della cooperativa. C’era di buono questo: che di notte si discuteva e di giorno si lavorava sodo. Certo che traspare da queste righe più o meno compiaciute un “odore” di vecchio, ma non è male che anche i giovani conoscano e vadano più profondamente indagando quali sono stati i primi anni di questa che potremmo chiamare “travagliata e gloriosa“ fase della cooperativa. È di questi giorni il giudizio di un eminente e navigato “volpone” del mondo economico modenese: “La Cooperativa Fontanaluccia, bisogna riconoscerlo, è la più solida e collaudata cooperativa del dopoguerra della nostra provincia”. Certamente quando si cominciò le uniche macchine erano i badili, le scuri e le… braccia. Ma un generoso impulso che guidava quelle braccia e quei primitivi attrezzi ci ha portati ad un gesto coraggioso e abbastanza disinteressato: la ricostruzione di Cervarolo, bruciata dai tedeschi nel marzo del 1944, con la prospettiva di venir pagati quando… Dio avrebbe voluto! Andò bene! E si andò in Maremma con una baracca e una vecchia Mercedes, e si andò al Campagnano di Roma con 80-90 operai, poi di nuovo in Maremma per le più che 100 case coloniche costruite. Ora da Modena e dall’unione ci vengono più che validi appoggi e assicurazioni d’amicizia, ma nel 1945 non si sapeva dove rivolgersi.
E non è da tacere che il primo statuto della “nostra”, in seguito opportunamente riformato, lo abbiamo compilato assieme ad alcuni “compagni” di Modena, notevole tentativo di incontro su un piano di lavoro e cooperazione, al di là e al di sopra di ideologie e partiti. Oggi, pur attraverso sacrifici e dolorosi tributi di vite di operai, possiamo guardare al prossimo… giubileo con nuove forze di uomini e di mezzi e con prospettive allargate. Ma non si perda, se mi è concesso formulare questo voto augurale, lo spirito di famiglia e di intesa che ci ha sempre legati”.