cooperativa Cooperativa agricola di Calvenzano
Bergamo - Lombardia

Territorio
Settore
Agroalimentare
agroalimentare,impresa,lavoro
1887
Nasce nel
La prima impresa di Bergamo

Oltre un secolo di impegno, lavoro e passione. Oggi una realtà diventata un’icona di un territorio e che rappresenta cultura ed economia

Quella di Calvenzano è una bella storia di cooperazione di antica origine, di valori vivi e continuamente rinnovati per oltre 130 anni. Quando, nel 1919, fu fondata Confcooperative, la Cooperativa Agricola di Calvenzano già aveva 32 anni di vita. E che vita. Costituita il 18 dicembre 1887, aveva alle spalle gli indicibili sacrifici degli inizi e la crescita contrastata ma costante dei primi due decenni del nuovo secolo, ed era uscita dal tremendo conflitto mondiale, lasciando su quelle trincee due suoi giovani soci. Ma non avrebbe mai più dimenticato l’età aspra di un’agricoltura ottocentesca senza generosità e speranze, rigidamente divisa tra grandi proprietari terrieri e poveri contadini che campavano con una lira al giorno, gravati da obblighi e “appendizi”, sempre a rischio di far fagotto per affitti precari e gravosi di misere abitazioni.
Era la campagna bergamasca dell’”Albero degli Zoccoli” di Ermanno Olmi, in cui trarre da una “gabbetta” di platano il legno per un paio di zoccoli, equivaleva ad una colpa da espiare con l’allontanamento senza ritorno. Avendo come unica alternativa il rifugiarsi in una emigrazione oltre Oceano che riguardava 10 abitanti su 100. Famiglie falcidiate da malattie endemiche come la pellagra, una vita media di 40/45 anni, fanciulle anche di soli 7 anni condannate a lavorare fino a 15 ore al giorno nelle filande del baco da seta, unica fonte di guadagno per integrare i magri frutti della terra da coltivare per i proprietari. Il prodigio realizzato da Andrea Zoglio, primo presidente, da un giovanissimo Maestro elementare, Giuseppe Facchetti, poi grande imprenditore dell’educazione scolastica, e da una cinquantina di coraggiosi agricoltori e artigiani, fu quello di introdurre il metodo cooperativo, allora agli albori, e con un capitale iniziale di 1500 lire, frutto di immensi sacrifici, riuscire – grazie ad istituzioni bancarie illuminate – ad acquistare, a debito, terreni che valevano quasi dieci volte di più, e applicare il metodo della proprietà indivisa, con regole di generosa collaborazione collettiva. La Cooperativa Agricola fu, ed è ancora oggi, l’esempio di questa capacità di intrapresa, che comprendeva acquisti collettivi, utilizzo di nuovi macchinari, sperimentazione di forme assicurative, ma era anche terreno di crescita per i soci, avendo come scopo statutario l’elevazione di semplici contadini a cittadini consapevoli, che frequentavano una loro biblioteca, conferenze, lezioni, e davano vita ad una Banda musicale. Osteggiati e combattuti dai poteri forti dell’epoca, i fondatori resistettero alle avversità, tra cui anche un grave crollo con quattro morti, udienze in Tribunale, difficoltà economiche, ma alla fine si può dire che il “modello Calvenzano” si affermò.
Era talmente vigoroso che seppe resistere al Commissariamento del regime fascista e alle distruzioni del secondo conflitto mondiale. Con i grandi mutamenti sociali ed economici del nuovo dopoguerra, ha mantenuto l’attività di mutualità prevalente garantendo ai soci case e terreni a prezzi agevolati, con un patrimonio complessivo che è cresciuto fino ad essere oggi di circa 115 ettari coltivati, con stalle e costruzioni agricole, e 7 corti nelle quali sono occupati 70 appartamenti. Nel nuovo millennio, lo sforzo dei Consigli di amministrazione succedutisi nel tempo è stato duplice: modernizzare e migliorare il patrimonio immobiliare, in particolare recuperando un intero cascinale al centro del paese, e al tempo stesso tener vive le radici tradizionali, cercando di appassionare i giovani all’agricoltura, oggi sempre più marginale.
Da qui, sostenute da un prestito sociale che ha quasi raggiunto il milione di euro, le iniziative per coinvolgere giovani agricoltori, nuove cooperative, valorizzare il volontariato sociale, riscoprire le produzioni locali, come il tipico melone retato, che nel 2017 ha ottenuto il riconoscimento di “presidio slow food”. La società è oggi l’unica cooperativa in Italia ininterrottamente attiva dal 1887, e porta il numero 1 dell’Albo delle Imprese della Camera di Commercio di Bergamo.