cooperativa Conserve Italia
Bologna - Emilia Romagna

Territorio
Settore
Agroalimentare
alimentare,made in italy,cucina,mangiare
1976
Nasce nel
Una bella storia di cooperazione

Un colosso dell’agroalimentare, che ha saputo tutelare e valorizzare l’eccellenza e la tradizione italiane

Mercoledì 29 settembre 2004, salone di rappresentanza dell’allora Ministero dell’Industria a Roma. Il ministro Antonio Marzano è in ritardo, la folla di giornalisti e operatori non si tiene, tanta è l’attesa per la notizia che deve essere comunicata. Ci pensa allora Mario Resca, uno dei tre commissari nominati dal Governo, a sciogliere le riserve dando l’annuncio che tutti aspettavano: la Cirio è rimasta in mani italiane, l’asta per l’aggiudicazione dell’azienda dopo il crac è stata vinta da Conserve Italia. Insomma, il pericolo che un marchio fiore all’occhiello del nostro agroalimentare e simbolo del pomodoro made in Italy finisse in mani straniere – e in particolare in mani cinesi, visti gli interessi manifestati – è definitivamente sventato. Fa in tempo ad arrivare anche il ministro Marzano per unirsi ai festeggiamenti e tirare un sospiro di sollievo. Lui e tutto il Governo.
Ma non era la prima volta che Conserve Italia interveniva per evitare fughe all’estero delle eccellenze italiane. Era già successo in passato, e sarebbe successo anche dopo. “Le coop bianche si bevono la Yoga” titolava il 12 agosto 1994 il quotidiano la Repubblica, sintetizzando così l’esito della trattativa per la vendita della Massalombarda Colombani, azienda leader nei succhi di frutta. In quel caso, si era sventato l’ingresso di una multinazionale estera e gli agricoltori associati in cooperativa si erano ripresi quanto apparteneva loro. In entrambi i casi, Conserve Italia stava semplicemente assolvendo alla sua mission: valorizzare i prodotti agricoli dei soci cooperatori e dare al consumatore garanzie di qualità e sicurezza alimentare. Ed è quel che continua a fare oggi la più grande filiera agroalimentare italiana, con i suoi 14.000 soci produttori di 47 cooperative agricole che conferiscono la materia prima(oltre 600.000 tonnellate di frutta, pomodoro e vegetali all’anno) ai numerosi stabilimenti: 9 in Italia (oltre alla sede amministrativa), 2 in Francia e 1 in Spagna. Questa bella storia di cooperazione inizia formalmente il 24 maggio 1976, quando nella sede della Segreteria generale di Confcooperative a Roma si riuniscono i rappresentanti di una decina di consorzi e cooperative ortofrutticole italiane. C’è da firmare l’atto costitutivo di Conserve Italia, con il quale si punta a concentrare l’offerta delle produzioni “istituendo – si legge nell’atto – un’adeguata rete commerciale in Italia e all’estero (…), anche attraverso la gestione di appositi marchi, e la realizzazione di impianti per la preparazione di prodotti pronti per il consumo (…), applicando rigorosamente i principi cooperativi sia sul piano sociale che sulla politica di bilancio”.
Ma la “bella storia di cooperazione”, definita anche un “piccolo miracolo dell’agroalimentare italiano”, aveva gettato le sue basi già una decina di anni prima, con la costituzione del Consorzio Calpo a Ravenna e con l’acquisizione della Valfrutta di Barbiano di Cotignola. In oltre quarant’anni, si è così scritta la storia di persone che hanno saputo costruire un’azienda di successo, una cooperativa vera, capace di interpretare la mission di valorizzare i prodotti agricoli in modo completo, dalla produzione alla tavola del consumatore. Una storia profondamente legata al movimento cooperativo in Emilia-Romagna e in Italia, e all’impegno dei produttori che hanno scommesso sui processi di trasformazione e commercializzazione dei prodotti per acquisire forza sui mercati.
Una bella storia di cooperazione che oggi, solo in Italia, dà lavoro a 3.300 persone tra dipendenti fissi e stagionali, e detiene marchi storici del made in Italy come Valfrutta, Cirio, Yoga, Derby Blue e Jolly Colombani. Nel mondo globalizzato in cui viviamo, la mission di Conserve Italia si concretizza anche nel promuovere le eccellenze del Made in Italy in oltre 70 Paesi, con una quota di esportazioni che ormai è arrivata a toccare il 40% dei circa 900 milioni di euro di fatturato aggregato di Gruppo.