cooperativa Ciclat
Ravenna - Emilia Romagna

Mutualita
Settore
Servizi
facchini,pulizie,facilities
1953
Nasce nel
Una storia di persone

Sono partiti da un gruppo di facchini che si occupava di facchinaggio, oggi sono un consorzio che fattura circa 140 milioni di euro nei settori logistica e pulizie

Come tutte quelle che si rispettano, anche quella di Ciclat è una storia di persone: e trattandosi di un’impresa, è anche una storia di idee innovative e delle scelte che ne sono derivate. Ed è una storia di successo, che ha visto la trasformazione di una realtà che organizzava il lavoro dei facchini – le “carovane” come venivano chiamate – in un consorzio che fattura oggi circa 140 milioni di euro nei settori logistica e pulizie e circa 130 attraverso la associata Ciclat ambiente nel settore ambiente, dà lavoro ad alcune migliaia di persone e partecipa ad appalti a livello nazionale. I motivi del successo sono diversi ma volendo scegliere quello più rilevante bisogna tornare con la memoria all’inizio degli anni Settanta, l’epoca appunto della “trasformazione”, e alla persona che l’ha guidata, Gianfranco Bessi.
Si fa fatica a dividere la storia di Ciclat da quella del suo presidente: è una vicenda intrecciata con quella di Ravenna, che in qualche modo è la città dove Ciclat è rinato diventano la realtà di importanza nazionale che è oggi. E pensare che Gianfranco Bessi a Ravenna non ci era venuto per cercare lavoro nel settore dei servizi logistici alle imprese, ma per costruire una strada, per la precisione la Romea: era il contabile del cantiere e mentre incolonnava i conti ha conosciuto quella che sarebbe diventata sua moglie. Chiuso il cantiere, invece di ritornare a Piacenza, si è fermato, ha cresciuto una famiglia numerosa ed è entrato a lavorare nel Ciclat.
A questo punto saltiamo alla fine degli anni Settanta, Bessi è presidente di Ciclat. In quel momento le aziende pubbliche, per produrre economie, puntano a esternalizzare i servizi, aprendo occasioni per chi sarebbe stato in grado di offrire una risposta efficiente e di qualità. Ed è questa l’idea che viene a Bessi: puntare sull’offerta di servizi personalizzati, cuciti su misura per i clienti. Finisce l’epoca del lavoro indifferenziato e inizia quella delle professionalità e delle specializzazioni. Il consorzio diviene un’impresa a conduzione manageriale. Una delle pietre miliari di questa transizione è l’accordo con l’Eni del 2 giugno 1982, che riguardava gli stabilimenti chimici: venivano conferiti ai consorzi cooperativi nazionali l’esclusiva della fornitura di servizi. Gianfranco Bessi prende la palla al balzo: i servizi offerti dal consorzio diventano più ‘sofisticati’ e differenziati, in grado di soddisfare le esigenze specifiche.
Ciclat aveva trovato il proprio modello di sviluppo: costruire strategie complessive che prevedevano l’autonomia delle singole cooperative nel rispetto delle esigenze della committenza. Il tutto grazie al lavoro della dirigenza del consorzio che manteneva un efficace e corretto sistema di relazioni industriali. Insomma, Ciclat e le sue cooperative agivano in modo coerente col sistema cooperativo nazionale a cui facevano riferimento, ma lo facevano mantenendo una logica e un’autonomia aziendale. Un modello che sarà consolidato negli anni 90, quando la strategia della terziarizzazione dei servizi diventerà la base su cui Ciclat costruirà la forza imprenditoriale.
Quando Ciclat ha dimostrato di essere in grado di soddisfare l’esigenza di servizi di qualità anche altre società nazionali hanno puntato a esternalizzarli e ad affidarli al consorzio. Ancora oggi Ciclat è una presenza in molte attività, sviluppate anche e soprattutto nel settore ambientale: la lungimiranza della scelta fatta negli anni 80 e 90 continua a pagare e si è consolidata negli anni 2000 con l’avvento delle centrali d’acquisto per gli appalti della pubblica amministrazione consentendo a Ciclat di diventare un player nazionale nel settore del facility management.. E lo fa permettendo anche al consorzio di mantenere saldi i propri valori cooperativi, che guidano la strategia anche quando si tratta di l’occasione di attivare e mantenere partecipazioni in imprese di capitali controllate e in alcune strutture collegate considerate strategiche.