cooperativa Centro studi e restauro società cooperativa
Gorizia - Friuli Venezia Giulia

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cultura,libri,restauro,alluvione firenze
1985
Nasce nel
Custodi del sapere

Da “angelo del fango” a restauratrice di libri, la storia di una cooperativa che ha saputo far tesoro di un’esperienza drammatica ma di grande umanità

Centro Studi e Restauro Società Cooperativa costituita nel 1985, opera nel settore conservazione e restauro di materiale librario archivistico, sul territorio nazionale. L’origine di questa esperienza cooperativa affonda le sue radici nella Firenze del 1966, colpita dall’alluvione. Tanti giovani volontari si spesero per aiutare la cittadini e per salvare dal fango opere d’arte, dipinti, statue, libri antichi, patrimonio dell’umanità che rischiava di andar perduto: tra gli Angeli del fango, così nominati dal giornalista Giovanni Grazzini sul Corriere della Sera il 10.11.66, c’era Bruna Muzzolini. Memore di quell’esperienza, nel corso del 1983-84, Bruna decise di presentarsi all’Assemblea degli studenti dell’Istituto d’Arte Fabiani di Gorizia, a giovani in procinto di sostenere la maturità scolastica.
“Basta un tavolo luminoso, delle vaschette di lavaggio e molta pazienza” così presentò loro il restauro della carta “un lavoro manuale semplice che abbisogna di poche attrezzature”. Nel corso degli anni aveva elaborato la volontà di creare una cooperativa di giovani da avviare nel campo del restauro della carta e del libro. Alla sua domanda su chi intendesse partecipare a quell’avventura risposero una decina di ragazzi, tra cui Loredana e Adriano due degli attuali soci della cooperativa. Grazie alla consulenza del dottor Renzo Medeossi, allora direttore dell’Unione Provinciale delle Cooperative di Gorizia, e con personalità del panorama culturale locale, nel 1985 fondò la cooperativa: i suoi giovani dovevano dedicarsi esclusivamente alla formazione e non a pratiche amministrative.
In quei primi anni di attività si prodigò per interessare i rappresentanti della politica locale, i direttori degli enti preposti alla tutela dei documenti come archivi, biblioteche e musei al mondo della conservazione del patrimonio culturale. Aiutò i suoi ragazzi affinché potessero accedere nei laboratori di restauro di prestigiose istituzioni per apprendere questo straordinario mestiere. Firenze e Roma diventarono per loro seconde città: si aprirono le porte dei laboratori fiorentini dell’Archivio di Stato, della Biblioteca Nazionale, della Galleria degli Uffizi, dell’Opificio delle Pietre Dure, del Gabinetto Vieusseux e di quelli romani degli Istituti Centrali del Mibac. Mentre i giovani aspiranti restauratori si formavano Bruna Muzzolini ottenne dall’allora Arcivescovo di Gorizia, padre Bommarco, alcuni locali dell’oratorio Pastor Angelicus, prestigioso e storico edificio da poco ristrutturato.
Bruna Muzzolini lo ribattezzò subito con l’antico nome di Palazzo Rabatta, in ricordo della famiglia di mercanti toscani arrivati a Gorizia alla fine del 300, quasi a sancire il solido legame che lei aveva con Firenze. Arrivarono le prime attrezzature grazie anche al sostegno dell’Amministrazione Provinciale e della Camera di Commercio goriziane. Fu lei a chiedere che gli arredi fossero ridipinti di colore blu Firenze, una tinta che solo lei poteva inventare. Presentata dal Senatore ed ex Sindaco di Gorizia Michele Martina, nel 1993 Bruna Muzzolini ricevette il Premio goriziano San Rocco per aver fondato la cooperativa.
Nel 2009 fu insignita del Premio Santi Ilario Taziano Città di Gorizia con la seguente motivazione: “Perché la discrezione e la forza della sua sensibilità, intrecciandosi e confondendosi con l’esuberanza della sua energia creativa, hanno forgiato il carattere di una donna estremamente attenta ai bisogni del suo prossimo e le opere di un’artista poliedrica e raffinata”. Oggi chi entra a far visita al laboratorio di restauro trova appeso un suo breve scritto a matita blu: “Tutti siamo utili. Tutti dobbiamo vivere fino in fondo la nostra vita che è anche opera nostra, che deve essere il nostro capolavoro. E un giorno quando la nostra giornata si chiude, è il ricordo che noi lasciamo agli altri che ci fa sopravvivere. E dev’essere un ricordo sereno, felice, limpido, giusto”.