Testimonianza Bruno Giust
Friuli-Venezia Giulia

Passione
Settore
cooperatori,cooperazione,lavoro
1925-2009
Periodo di Attività
Bruno Giust

Un grande cooperatore

Operaio, sindacalista, fondatore e attivo presidente nella cooperazione, per tre legislature senatore democristiano di Pordenone (1976-87). È stato consigliere e assessore regionale nonché figura storica della Democrazia Cristiana del Friuli Venezia Giulia. Autodidatta, gli fu conferita dal Presidente della Repubblica la “medaglia d’oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte” per l’alto profilo con cui diresse l’assessorato all’Istruzione. Personalità di alto spessore morale ed intellettuale è stato, fra l’altro, alla guida della Unione Cooperative Regionale e Provinciale, della Camera di Commercio di Pordenone e a lungo amministratore della Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone. Ha rappresentato con capacità e onore il Parlamento italiano nel Consiglio d’Europa e nell’Unione Europea Occidentale. Fino ad un decennio fa le figure apicali degli organismi di rappresentanza era abitudine assegnarle a politici di rango attraverso la nomina di presidenze “onorifiche”. Confcooperative Pordenone e, subito dopo, quella regionale, intravvidero in Bruno Giust il “politico” cui affidare la propria rappresentanza intesa e concretizzata però da un ruolo attivo, determinato e propulsivo. Mai scelta si rivelò più azzeccata. Bruno Giust può, a buon diritto, essere descritto come il più grande cooperatore non cooperatore del nostro territorio, tanto grande e convinto fu il suo indossare un vestito che pareva “tagliato” e fatto su misura per lui. Non stupisca più di tanto questo incredibile connubio, posto che la cultura sindacale di provenienza dell’uomo conteneva in sé molte affinità, a partire dalla sensibilità per il “noi” piuttosto diffusa nel sindacato di allora ed in genere in buona parte dell’Italia degli anni Settanta e Ottanta. Non è neppure difficile, andando a scavare nella storia della cooperazione di quegli anni, scoprire che molte cooperative, soprattutto quelle di matrice cristiana, nascevano sotto il cappello “sindacale”. Quando cioè le sintonie e le sinergie tra mondo sindacale e mondo cooperativo erano continue e trovavano quotidiano consolidarsi in un comune sentire dei processi economici rilevanti. Bruno Giust è stato quindi un importante interprete del sindacalismo del territorio pordenonese, un politico di rango capace di farsi carico di istanze umili ed un grande e convinto cooperatore e sostenitore del Movimento. La sua visione della cooperazione si rivelò moderna sin dal suo insediamento, combatté con tutte le forze quella cultura dominante che tendeva ad emarginare la cooperazione quale modello economico secondario, sollecitando e favorendo lo sviluppo di una cooperazione territoriale, in tutte le sue articolate attività – ed in particolare quella del mondo agricolo, capace di risultare attore determinante per ricchezza prodotta e per occupazione (Latterie, Cantine Sociali, Vivaismo, Zootecnia, Ortofrutta, Distribuzione, Produzione e Lavoro, Servizi, Cooperazione Sociale e Credito Cooperativo). I valori della cooperazione erano i suoi valori e si rafforzarono vieppiù nel consolidarsi del proprio ruolo istituzionale in questo mondo. Fu infatti per molti anni (dal 1967 al 2000) presidente provinciale e poi successivamente presidente regionale di Confcooperative. Fu anche consigliere nazionale e diretto interlocutore dei colleghi politici regionali, nazionali ed europei che avevano il mandato di occuparsi di cooperazione ma non solo. Valori ai quali faceva continuamente riferimento. Non mancava mai di ricordare come la Cooperazione non andasse vista come “terza via” tra capitalismo e statalismo, ma come risposta avanzata di democrazia economica, di sviluppo sostenibile, legata al territorio, basata sui valori e sulla dignità dell’uomo, pure all’interno di un’economia di mercato. Un’economia che non si accontenta del guadagno immediato, della massimizzazione dei profitti dei pochi a scapito dei molti, ma che contemporaneamente guarda alle generazioni future, accantonando gli utili nei fondi di riserva indivisibili che si trasmettono di generazione in generazione. Proprio perché le cooperative sono imprese con un bilancio che deve chiudere, quanto meno, in pareggio, esse stanno a tutti gli effetti nel mercato, ma con competenze distintive e con logiche diverse. La Cooperazione come strumento efficace per padroneggiare il cambiamento economico e quello sociale di riferimento. Tendeva spesso a raffrontare i cambiamenti economici e sociali del secolo scorso con quelli di oggi sottolineando come, in un contesto profondamente mutato, i bisogni superiori di socialità, di stima e di senso (ammesso di avere risolto quelli di sussistenza e di sicurezza) conservavano la loro rilevanza. L’elencazione dei principi cooperativi non rappresentava per lui un mantra di riferimento ma dovevano trovare una continua e costante applicazione nel quotidiano della gestione di ogni singola cooperativa. L’adesione libera e volontaria rappresentava il cardine di una partecipazione convinta e solidale. Il controllo democratico esercitato dai soci era l’elemento distintivo di un’azione economica improntata al civismo ed alla crescita dell’individuo. L’autonomia e l’indipendenza elementi essenziali per uno sviluppo centrato sulle capacità imprenditoriali che ogni componente doveva essere in grado di esprimere a partire dagli organi di governo della cooperativa. L’educazione, la formazione e l’informazione , imprescindibili, rappresentavano i principi cardine per la crescita umana e sociale delle persone che sceglievano la cooperativa per la propria attività lavorativa. Sulla cooperazione tra cooperative, pur nel rispetto assoluto delle singole peculiarità, ha più volte posto l’accento soprattutto in risposta alle, per quanto sporadiche, periodiche crisi aziendali. Ed infine sull’impegno verso la collettività, che ogni cooperativa ha insito nel suo dna attraverso il valore territoriale della propria azione, intesa come attenzione allo sviluppo di una mutualità interna i cui riflessi si associavano ad un beneficio diffuso e collettivo dei territori di appartenenza tramutandosi in mutualità diretta ai più. Tenendosi sempre ben ancorato al “passato e la storia che da esso ne deriva” sosteneva: “La cooperazione, lo si è più volte affermato, può essere la via intermedia nell’aspetto sociale del processo produttivo; meno conflittuale e socialmente più giusta, rispettosa della valenza del privato, con il quale continuamente si confronta, e stimolatrice di una reale promozione umana. Il nostro insieme di imprese sa perfettamente inserirsi nei nuovi modelli di organizzazione e di gestione aziendale e nei processi evolutivi della società che ad essi si accompagnano. (…) Un tessuto che ha saputo dimostrare tenuta anche nei momenti di maggiore tensione, in momenti in cui sarebbe stato più facile il disimpegno.” Rispetto alla realtà emergente il suo pensiero, che ancora oggi orienta la nostra azione quotidiana, era netto. L’Organizzazione, di fronte alle persone che chiedevano sostegno nella costituzione di una nuova cooperativa, deve porre problematiche e scelte ben precise: “incoraggiarle ove sussistevano i presupposti, sconsigliarle – anche deludendo e demotivando gli interlocutori – ove non fossero ravvisate a priori le possibilità di penetrazione e di raggiungimento degli obiettivi prepositivi. Non è corretto, infatti, illudere quanti, seppur animati da tanta fiducia ed ottimismo, sperano di creare in forma cooperativa, una struttura atta a garantire l’occupazione quando, in realtà, questo non possa trovare adeguata risposta. Più volte si è affermato che la cooperazione è “l’idea vincente”; ne condivido l’assunto ma l’idea è vincente solo se si è in presenza di una impresa vincente. Non è facile interpretare dall’esterno la “Formula cooperativa”. Per noi la cooperazione rappresenta un modo di lavoro e di vita diverso, innovativo, creativo; uno strumento di crescita e di integrazione sociale, un insieme che eleva la personalità umana, un sistema che può fornire una risposta a molti problemi. Chi si avvicina alla cooperazione deve essere in primo luogo preparato e responsabile della scelta fatta. Se poi l’accostamento è supportato dalla coscienza di credere nel sistema di propugnare gli ideali, dividerne la realtà con spirito solidaristico oltre che con mentalità imprenditoriale, ci si troverà in presenza di un vero cooperatore.” La capacità di interpretare il modello cooperativo in chiave moderna traspare anche attraverso le attenzioni che rivolgeva ai giovani, sui quali ha sempre riposto immensa fiducia convinto che potessero e dovessero essere gli eredi di una cultura cooperativa che in assenza di rapporti familistici restavano e ancora oggi restano la vera risorsa della continuità aziendale. Sosteneva infatti: “Ed è ai giovani, in particolare, che va rivolto il messaggio cooperativistico all’insegna della continuità nei valori che hanno dato origine, un secolo fa, al Movimento Friulano e che 35 anni fa hanno spinto i giovani di quel tempo ad invocare l’autonomia provinciale non per amore del campanile ma per essere meglio al servizio della cooperazione. La cooperazione del futuro nei pochi anni che ci separano dal 2000 dovrà essere sempre più puntuale ed efficace; capace di quelle scelte precise che gli effetti della fase post-industriale con i progressi scientifici e le trasformazioni tecnologiche trasmettono di continuo nell’organizzazione della vita comunitaria. In questa prospettiva, “la proposta cooperativa” è quella di far lievitare un modello alternativo di organizzazione sociale, in forza del quale, temperandosi la visione economistica pura, tipica del privato e la concezione pubblicistica dell’economia, dall’altro lato, si affermino organismi ed imprese operanti sulla base dei valori-guida capaci di sprigionare le migliori energie individuali ed i metodi di una sostanziale democrazia. (…) La realizzazione del modello sociale cooperativo al quale ci ispiriamo, e che presentiamo soprattutto ai giovani, dipende in buona misura anche da fattori esterni alla responsabilità del nostro Movimento. Ma il desiderio di batterci per attuare un sistema cooperativo più forte e compatto non ci viene meno: perché è questo “obiettivo” che la cooperazione persegue e che intende conseguire come testimonianza di una concezione di vita, come prova della validità di una idea.” Nel 2000 – momento in cui dopo 33 anni di attiva presidenza passò il testimone assumendo per acclamazione il ruolo di Presidente Onorario ed Emerito – trasmise un forte messaggio che a distanza di 14 anni è ancora attuale e da noi perseguito con impegno, tenacia ed entusiasmo: “Amiche ed Amici Cooperatori, nel momento in cui dopo una lunga meditazione e riflessione lascio con rammarico e commozione l’impegnativo ruolo di rappresentanza del nostro originale “sistema di imprese”, sento il dovere ed il desiderio di ringraziare tutti voi e tutti coloro i quali mi hanno “sopportato” in questi oltre trenta anni. Sopportato ma soprattutto “supportato” in tutte le scelte e decisioni da noi assunte sempre all’unanimità, con convinzione e democratica condivisione. Il “gioco di squadra” che abbiamo costruito assieme e nel tempo è stata l’idea vincente soprattutto nei tanti momenti difficili che abbiamo vissuto in questi anni. E così dovrà essere anche nel futuro per i tanti giovani cooperatori e per quelli che si avvicineranno al Movimento con entusiasmo, determinazione e spirito solidale e partecipativo. Nessuno è in possesso della bacchetta magica per la soluzione immediata delle tante problematiche vissute quotidianamente. Noi cooperatori però abbiamo un vantaggio rispetto agli altri imprenditori: sappiamo fare impresa consci e capaci però di coniugare il fatto economico con quello mutualistico, sociale, solidaristico di democrazia partecipativa. Vi auguro i migliori successi ed ulteriori affermazioni e, per quanto utile e se richiesto, sappiate che sarò sempre al vostro fianco.” Questa è l’eredità che ci ha lasciato. Una eredità colma di saggezza, di pazienza, di sobrietà, di intelligente mediazione (quella alta, la più nobile del termine) e di valori concreti. Di valori agiti prima che richiamati, con coerenza e determinazione. Virtù queste che hanno consentito a tutta la cooperazione – quella pordenonese, quella regionale ed anche quella nazionale – di raggiungere la credibilità e la stabilità che oggi le vengono riconosciute. Estratto da “Bruno Giust – l’impegno sociale e politico” (AA.VV. – 2014)