cooperativa Banca carrucese
Carrù - Piemonte

Passione
Settore
Finanza
banche,credito,luigi einaudi
1899
Nasce nel
Virtù finanziaria

Da oltre un secolo la Banca carrucese scrive la storia di un territorio, di cui oggi è una delle principali fonti di crescita e sviluppo

A 120 anni da quel 1899 l’economia e la società si sono radicalmente trasformate, ma lo spirito che muove la Banca carrucese è immutato: lavorare con serietà, sensibilità e fiducia per la crescita comune insieme ai propri soci, alla clientela e al territorio. Contribuendo da questo piccolo angolo d’Italia alla prosperità del Paese anche e soprattutto in momenti problematici come quello che l’economia e il mondo globalizzato stanno attraversando. Le Casse Rurali iniziarono a nascere in Italia su spinta di Leone Wollenborg, proprietario terriero che aveva raccolto intorno a sé una trentina di soci e che era un forte sostenitore della cooperazione su esempi tedeschi e francesi. Dopo l’Unità d’Italia il risveglio dell’agricoltura ebbe bisogno di credito per ammodernarsi, ma i contadini trovarono difficoltà presso le banche tradizionali poiché pretendevano garanzie per loro impossibili; e gli usurai furono da subito in agguato. La cooperazione invece aprì nuove prospettive.
Il Castello di Carrù in questo periodo venne ceduto dalla famiglia Costa ai Curreno. Carrù si trasformò da borgo rurale in centro di più articolata vitalità economica, commerciale e artigianale. Tutto ciò grazie alle cure poste dal Comune nel miglioramento della viabilità, nella realizzazione di nuove piazze con tettoie per il mercato. Dal 1894 il Comizio Agrario di Mondovì aprì una filiale a Carrù provvista di concimi chimici, sementi e consulenza anche in campo zootecnico, su iniziativa di Alessandro Gioda e Pio Conti, sindaco del paese dal 1891 al 1895 e pioniere della meccanizzazione agricola. Anche a Carrù i ceti popolari erano esposti alla povertà a all’usura. Le Casse “neutre” del Wollemborg e quelle “cattoliche”, diffuse nel Monregalese da don Aimo, fornirono risposte concrete ai problemi dei ceti umili e del progresso economico. Agli inizi del ‘900 alla “Cassa” s’affiancarono anche altre filiali di banche.
Il Regime fascista favoriva infatti le grandi banche e scoraggiava le piccole, tanto che molte Casse Rurali della provincia chiusero: ma non quelle di Carrù, Bene Vagienna, Diano, Grinzane, Vezza, Boves, Caraglio che riuscirono a contenere i contraccolpi e sopravvissero anche al dramma d’una nuova guerra. La funzione della “Cassa” in questo periodo divenne quanto mai delicata. Il fallimento della Cassa Rurale di Bagnolo nel 1923 e poi quello del Piccolo Credito Cuneese del 1929 portarono anche a Carrù allarmi e strumentalizzazioni da parte fascista. Intanto si avvertirono i riflessi della crisi mondiale del ’29, della rivalutazione della lira, della conversione di titoli di Stato nel Prestito del Littorio, della Battaglia del Grano. Nel suo piccolo la Cassa Rurale, presieduta da Andrea Calleri dal 1906 al 1937 superava i 700 soci, svolgeva la sua parte nel contenere il panico e le manovre speculative, forte di soci fedeli che le confermavano fiducia.
L’11 maggio del ’48, tutta Carrù esultò per l’elezione di un suo cittadino alla più alta carica della giovane Repubblica. A coronamento di una carriera scientifica e politica di grande prestigio e limpidezza, Luigi Einaudi, liberale, antifascista già governatore della Banca d’Italia, ministro del bilancio e vicepresidente del Consiglio nel governo De Gasperi, era divenuto Presidente della Repubblica. Nel settembre del 1948 il castello ospitò il neo presidente della Repubblica Luigi Einaudi, in visita a Carrù, su interessamento dell’amico generale Giuseppe Curreno di Santa Maddalena. Il dopoguerra vide un decisivo impegno per potenziare la rete di collegamenti e fare di Carrù un’efficiente e invitante porta della langa. Nel dopoguerra la “Cassa” raggiunse traguardi significativi. L’Assemblea dei soci del 1960 deliberò la variazione della ragione sociale della Banca in “Cassa Rurale ed Artigiana di Carrù – Società Cooperativa a responsabilità limitata”.
La crescita della Banca fu costante negli anni ma lenta fino al 1977, anno in cui gli impieghi vennero raddoppiati e i depositi nettamente incrementati. Nel 1978 la “Cassa” acquistò da Claudia Curreno Marenco, l’ultima proprietaria dei Curreno, lo storico Castello. L’istituto di credito si fece carico delle opere di ristrutturazione e trasformò l’imponente edificio nella propria prestigiosa sede. Esemplare fu l’intervento di “riuso” del Castello ricco di memorie, di bellezze artistiche visto che al momento dell’acquisto il palazzo era in profondo stato di decadimento, a rischio crollo. Nel 1991 avviene la fusione per incorporazione della Cassa Rurale di Pamparato, la “Cassa” di Carrù diviene “Cassa Rurale ed Artigiana di Carrù e del Monregalese”. Negli anni successivi apre nuove filiali, oltre a quelle di Piozzo e a Mondovì (1982) e raggiunge i 100 dipendenti.
L’inizio del terzo millennio vede una fase di recessione a livello mondiale e un’evoluzione del mercato globalizzato, con crescente concorrenza tra istituti di credito. In conseguenza ad alcune scelte strategiche e di mercato, la BAM attraversa un momento di difficoltà. Così sono stati avviati alcuni cambiamenti nella dirigenza e nella gestione. Dal cambiamento ne escono rinsaldati lo spirito di autonomia della Banca Alpi Marittime e il suo legame con il territorio. I dipendenti sono saliti a 140 distribuiti tra il Castello e le 18 filiali.I Soci sono quasi 5.000 e sono la forza della banca e per loro continuano ad essere organizzate varie iniziative, tra cui: soggiorni invernali, gite, manifestazioni varie al Castello, finanziamenti a tasso zero per la scuola e la salute. Negli anni recenti la banca ha continuato a crescere.
Ma il dato più importante per un credito cooperativo, con salde radici storiche e contemporaneamente con uno sguardo sempre rivolto al presente e al futuro, è rappresentato dal numero di soci che per la BCC carrucese, nel periodo 2007-2019, è passato da poco più di quattro mila ad oltre quattordicimila. Questo dato per una banca di credito cooperativo rappresenta il segnale che nel territorio la propria posizione competitiva si è rafforzata, che è aumentata la fiducia da parte della gente, che è cresciuto il rapporto con le imprese.