cooperativa A.L.P.I
Trento - Trentino Alto Adige/Süd Tirol

Solidarieta
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progetti,lavoro
1990
Nasce nel
La crisi sia leva di innovazione

La nascita del Distretto dell’economia solidale in ambito industriale (DisTer) è un esempio di come sia possibile generare soluzioni nuove dalle difficoltà, riuscendo a ricavare benefici sociali ed anche economici. Il caso della cooperativa A.L.P.I.

La storia della cooperativa in cui lavoro come direttore mi ha insegnato che la crisi è un potente mezzo di cambiamento. A.L.P.I. (acronimo che sta per Avviamento al Lavoro su Progetti Individualizzati) è nata nel 1990 dall’intuizione di una donna che aveva esperienza familiare e professionale della difficoltà di trovare una congiunzione tra scuola e lavoro per le persone con problemi psichiatrici o ritardi cognitivi. La fondatrice di A.L.P.I. ha avuto carisma, visione e chiaro spirito di impresa. Questo lo dico subito. Perché siamo cooperative sociali ma siamo anche imprese. Tutta l’attività sociale che portiamo avanti non avrebbe sbocco se non fossimo in grado di stare sul mercato, di dare qualità, di coprire i nostri costi. Accogliamo giovani che faticano a capire cosa faranno da grandi e creiamo per ciascuno di loro un percorso personalizzato che li aiuta a progettare il proprio futuro e a comprendere che il cambiamento è sempre possibile.
Da quando A.L.P.I. è nata sono transitati in cooperativa oltre 600 ragazzi e ragazze, con una età media di 24-25 anni. Abbiamo inventato l’alternanza scuola lavoro nel ’92: durante la scuola gli studenti vengono a lavorare in cooperativa (alternano scuola e lavoro) così la formazione passa attraverso il lavoro e oltra ad imparare guadagnano qualcosa. Terminata la scuola, c’è la possibilità di proseguire con il tirocinio e poi c’è l’assunzione. Progressivamente aumenta l’orario, l’impegno e lo stipendio. A fine percorso si costruisce l’ingresso una azienda esterna alla quale offriamo quella che chiamiamo ‘garanzia a vita’, cioè l’accompagnamento dell’azienda e del lavoratore in tutta la durata del contratto. Le imprese apprezzano molto questa vicinanza, perché si sentono tutelate.
A.L.P.I. è una cooperativa piccola ma unita: l’ultimo martedì di ogni mese noi soci lavoratori ci riuniamo in “assemblea” e ci confrontiamo sui problemi e sulle soluzioni. E’ faticoso questo modo di procedere coinvolgendo, convincendoci a vicenda. Ma è la nostra forza: quando si dà modo alle persone di conoscere e comprendere le problematiche le si attiva sulla ricerca della migliore soluzione e attraverso la partecipazione si alimenta il loro coinvolgimento. A.L.P.I è nata gestendo esclusivamente commesse private. Per i suoi primi 23 anni di vita non ha mai lavorato per l’ente pubblico. Abbiamo scelto di concentrarci su quei lavori in conto terzi scomponibili in fasi più o meno semplici e adatti ai nostri lavoratori: imbustare, impacchettare, assemblare oggetti. Il nostro cliente principale è stata per tanti anni la Zobele e la relazione con gli industriali ci ha anche aiutato ad impostare la nostra crescita.
Negli anni abbiamo sentito il bisogno di diversificare le nostre attività produttive e abbiamo realizzato Re.Do, una collezioni di borse e arredi realizzati con materiali di riciclo come teloni pubblicitari, ausili sanitari, tessuti per divani. Si è così valorizzato il laboratorio tessile è nata un’officina meccanica, con un designer, una modellista, un gruppo di giovani web designer, una rete commerciale in espansione e… tante persone più o meno abili, che, attraverso il lavoro cercano un loro riscatto, combinando passioni, materiali, qualità del prodotto e modelli personalizzati. I prodotti nati in questo contesto vengono commercializzati in 13 punti vendita da Bressanone a Trieste, grazie anche un volontario (ex Zobele) che ha messo a frutto il suo sapere nelle relazioni commerciali ed ha contribuito a rafforzare un circuito che ora dà lavoro a 8 giovani ragazze e ragazzi.
Da qualche anno, però, abbiamo cominciato a sentire il peso della crisi: facciamo più fatica a stare sul mercato (la concorrenza di Cina, India, Bulgaria è forte), le risorse pubbliche sono in calo e i bisogni delle persone sono sempre più complessi. Aumenta la fatica a costruirsi un’idea di futuro e in tutti c’è grande ansia. E come sempre accade, in tempo di difficoltà è necessario inventare, innovare, trovare qualcosa di nuovo. In questo contesto è nata l’idea di ‘DisTer’, il distretto dell’economia solidale in ambito industriale. Il progetto coinvolge 23 realtà, 300 lavoratori deboli, 20 aziende (cooperative e non), 30 operatori e 25 volontari e dimostra quella che mi piace definire la “forza del formicaio”.
DisTer è un’impresa diffusa sul territorio provinciale che riesce ad offrire servizi produttivi di qualità al settore industriale e artigianale locale attraverso una capillare organizzazione che raggruppa e coordina decine di laboratori dislocati in tutta la provincia dove operano persone particolarmente fragili. Questo, oltre ad aumentare le possibilità di reddito delle persone, accresce la qualità della loro vita e del loro benessere perché le fa sentire appartenenti ad una comunità con un ruolo attivo e si traduce in una importante riduzione di risorse pubbliche destinate ad interventi di tipo socio-assistenziali. Insieme al Comune di Trento, a Confindustria e con il supporto della Fondazione Caritro siamo riusciti a coinvolgere anche la Provincia: abbiamo firmato un protocollo con Trentino Sviluppo che ci ha dato accesso alle risorse destinate all’industria che attraverso il welfare tornano all’industria.
Un circuito virtuoso per tutti: le cooperative coinvolte possono offrire percorsi individualizzati di inserimento lavorativo o di avvicinamento al lavoro ad un numero maggiore di persone. Le industrie possono mantenere in loco alcune lavorazioni ottenendo prezzi di assoluto interesse. Il tutto dentro un’idea che includere le persone crea un beneficio non solo in termini socio assistenziali e riabilitativi ma anche economici e competitivi per le produzioni locali. Questo va a vantaggio dei servizi sociali che sono sommersi di casi generati da difficoltà economiche e lavorative che sfociano in problemi sociali. Abbiamo una povertà sempre più diffusa e ai ragazzi che fino a ieri erano occupati nei laboratori a fare attività ricreative fa comodo contribuire al bilancio famigliare con delle piccole entrate derivate dal lavoro svolto.
Il progetto ha reso necessaria una ricapitalizzazione di A.L.P.I. che ha coinvolto anche i privati cittadini. Abbiamo aperto un mutuo di 850 mila euro per l’acquisto di nuovi spazi. Trentino Sviluppo ha comperato metà stabilimento e ce lo ha affittato. Poi abbiamo investito in attrezzature e impianti. In particolare abbiamo acquistato gli impianti per produrre blister, rilevando un’azienda in crisi. Così abbiamo potuto fare un salto in avanti nella filiera e fidelizzare i nostri clienti e aumentare il fatturato. Tutto in divenire, ma la strada è ben tracciata. Spero che i cooperatori tornino ad essere imprenditori, ad avere idee e coraggio. E forse in questo la crisi ci aiuterà: la cooperazione funziona meglio nel contrastare crisi e povertà che nel gestire la ricchezza.

di Silvano Deavi